Le lacrime delle fiabe

Sono stata una persona immensamente fortunata. Troppo. Ho avuto troppo. Una mamma magica che profuma sempre e che cuce i vestiti per le fate e dipinge fiori; che ha creato un mondo in cui io potessi abitare con i conigli, una tania banana parlante e una scimmia rosa. Una mamma che popolava una casa di parole per me. Ho avuto un padre orso che mi chiedeva di non essere un pesce rosso e che prima di insegnarmi a camminare ha voluto che imparassi a correre. Un cugino Sailor Moon che a suo modo vegliava su di me ed era il mio fidanzato. Una nonna passionaria senza memoria, come forse dovrebbero essere tutti i passionari. Ho avuto un nonno che mi chiamava “pallino”, che odiava Leopardi e recitava Dante, che ci chiamava sempre per il pollo allo spiedo e che con la sua gamba di legno andava in cucina a preparare una minestra che curasse ogni mia malattia di bambina. Ho una sorellina piccola e nera, che amo come la parte migliore che non ho. Ho avuto un compagno di giochi, di vita, con cui costruire capanne in cui abitare liberi, con cui da grande guardo case in cui abiteremo liberi; con cui rubare nani e girasoli che poi mangia il mio topo coinquilino. Ho avuto una fata Glinda che mi proteggeva nei suoi abbracci bianchi e parigini e creava per me portachiavi con le bacche e fasce di raso. Ho vissuto in un paese di salici con una bimba-zucca con un cappellino verde e un furetto per amico; con lei ho protetto dentro bolle di sapone il senso, o meglio i sensi, del mio vivere. Con lei ho conosciuto Babbo Natale signore dei Draghi. Per tre anni una tigre bianca ha aggredito a morsi i miei incubi notturni in cambio di banane di cioccolato e baci. Abbiamo abitato sulla luna e dalla luna si vedeva la via lattea, che noi guardavamo seduti accanto al camino. Ho conosciuto un lupo e ho scoperto che se i lupi li accarezzi non ti mordono e dicono le stesse cose che vuoi dire tu.   In una città grigia ho mangiato il mango tagliato a cubetti. Tra il marmo ho trovato un folletto azzurro che sa insegnare l’amore e che parla con strane voci tutte diverse, ognuna per dire una verità.

E mi viene quasi da piangere per tutto questo, mentre mi accorgo che la mia vita è una favola, creata da una assurda fortuna: la fortuna di conoscere tigri, folletti, fate bianche e bimbe-zucca, una sorella color carboncino e un cugino Sailor Moon. Mi viene proprio una gran voglia di piangere e nelle mie lacrime vedrei tutti loro, sarebbero lacrime felici in cui vivono le fiabe. Non ha senso scriverlo così,ma lo dovevo dire in qualche modo, che sono stata troppo fortunata.

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