Echi

Quanto è terribile e triste che l’amore sia per gran parte della sua esistenza un’eco?

Sento così tante voci dentro di me da non riuscire più a capire quale sia la mia voce attuale.

Una Laura dentro. Avevo 15 anni e cominciavo a scoprire tutte le ombre, il suono sordo che fa uno spillo quando cade sul pavimento della solitudine e quando ho alzato gli occhi ho trovato due occhi uguali ai miei. Erano laghi verdi pieni di pesci, incorniciati da capelli dello stesso colore del rame. Siamo scappate via, sul Monte dei Rossi con felpe e maglioncini verdi da gnomi dei boschi, sui terrazzi a mangiare sofficini bruciati, tra il fumo della mia camera ad attaccarci alla stessa bottiglia di acqua frizzante. E mi hai fatto scoprire che un giorno sarei morta, che non mi importava di cambiare il mondo, ma solo di essere amata. Mi hai inseguita staccando con le unghie l’indifferenza dal mio sorriso. Eco d’amore che profumi di alloro.

Una Franci dentro. Avevo 17 anni e mi serviva una casa. Ho allungato la mani lungo il legno del mio banco e ho trovato una mano affusolata, da adulta, pronta a stringere la mia sporca di penna ed evidenziatore. Mi lasciavi camminare sul tuo tappeto e mi scrivevi i compiti sul diario. Io ti facevo guardare nei miei occhi la tua forza e ti chiedevo di disegnarla. Eco d’amore dai lunghi capelli neri.

Una Leti dentro. Avevo 20 anni e Milano mi terrorizzava. Ho dovuto imparare a sentire le tue parole appena sussurrate, la tua musica sempre diversa. Ti ho trovata dentro i Mai Tai e nella pioggia densa di smog, dentro gli arcobaleni sull’asfalto, nel laksi al cumino che sapeva di sale. Eco d’amore che ti chiami Kama e unisci i Pandava.

Una Gaia dentro. Avevo 22 anni e in questo stupido paese nessuno capiva. Tranne te, eco d’amore cambia colore. Intrecciavamo le nostre paure fino a farne bracciali di caramelle, da ammirare di notte, quando non parla nessuno. Mi insegnavi che dopo un incubo la sola cosa da fare è andare in pigiama a comprare il pan noiciato. Ridevamo di tutto, anche di noi, e ci nascondevamo tra le sale del cinema. Le tue mani tra i miei capelli umidi. Le mie mani sul volante. Io e te che ci siamo subito date per perse, mentre imparavamo ad amarci.

Una zia Franca dentro, aggiornamento dall’Olanda. Avevo  24 anni, un mini-trolley e un hotel come casa. Mi tenevi la mano e mi costringevi ad andare in bici. Sgonfiavi tutti i giorni il mio cuore di pesce palla, e mi chiedevi la forza di credere nell’amor che move il sol e le altre stelle. Eco d’amore che dai sempre un sacco a pelo agli indifesi del mondo e di Jan Van Galentraat, che sai che non di solo pane vive l’uomo, e per questo mi fai le lasagne.

Vorrei potervi amare tutte come se foste presenti, ma sento solo echi di pioggia e fumo e chance e sofficini e pop corn. Se l’eco si fermerà non sapro più chi sono. Chi siamo.

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